domenica 22 settembre 2013

La dura lotta per tornare a casa

A volte mi viene da sorridere quando verso sera arriva l'ora dei "no!", all'area gioco. 

L'ora in cui inizia la cantilena delle voci di mamme e nonni: "tra cinque minuti andiamo via", "l'ultimo scivolo e andiamo". E mi ci metto anch'io nel coro, come no. 
E dall'altra parte, il contro coro, di bambini che protestano, che fanno finta di non aver sentito, di "no!" sbattuti in faccia. 
Il coro inizia con le buone, ma il controcoro non ne vuole sapere. 

E si arriva ad assistere a scene grottesche, di bambini urlanti portati via di peso, di pianti, piedi sbattuti per terra. Di genitori che corrono come pazzi dietro ai figli, che si divertono pure a giocare a rimpiattino con questi adulti goffi e maldestri. Di genitori che mettono in scena la scenetta dell' "io vado, ciao, ti lascio qui", facendo giusto tre passi in là, ma che tanto i bambini lo sanno benissimo che non li abbandonano mica. 

Anche la Pimpere ha i suoi stratagemmi per rimanere. Al mio "vieni, andiamo a casa", corre ogni volta disperatamente a salire le scale dello scivolo. E quando è scesa, ripetiamo la stessa scenetta. All'infinito eh, alla fine non lo so nemmeno io come riusciamo a tornare a casa tutte le sere. 

E poi a volte capita che tra la scaletta e la discesa dello scivolo abbiano pure installato delle simpatiche seggioline con un tavolino e quindi ecco che invece di scendere si mette lì in cima, a giocare di prendere un thè, a salutare tutti dall'alto. E allora, a meno di non salire io stessa a prenderla, scivolando con lei per portarla via, bisogna aspettare che questo thè l'abbia finito di bere, e che non ci sia più nessuno da salutare.



Santa Pazienza.

Poi dicono che i parchi gioco non piacciono più ai bambini.

Nessun commento:

Posta un commento